27 Ott Quello che ci attende
Se, a fine luglio 2021, mi avessero proposto urea a 50 euro al quintale…beh, sicuramente avrei dato del pazzo a chiunque l’avesse offerta! Oggi la realtà ha invece superato ogni più fantasiosa e catastrofica previsione. Il trend negativo non dà segnali di rallentamento e/o inversioni di tendenza. Gli esperti di settore prevedono il perdurare di questa situazione per alcuni mesi (?), quanti non si sa.
Il problema chiaramente non riguarda solo l’urea, ma tutto il comparto fertilizzanti con incrementi di prezzi che definirei imbarazzanti, e, ovviamente, conseguenti sostanziali riduzioni in merito alla disponibilità di merce. Il prodotto considerato da sempre il più caro, la calciocianamide, è quello che ha subito percentualmente gli aumenti più contenuti e, per assurdo, è diventato “più conveniente” rispetto alle altre forme di azoto (inibite o meno). Per questo le vendite di calciocianamide hanno avuto un incremento oserei dire verticale in poco più di due mesi, obbligando il produttore tedesco a sospendere le vendite per limiti quantitativi. Perciò, campagna finita o quasi.
Richieste di aumento dei quantitativi a livello mondiale, chiusure di impianti di produzione per svariati motivi, impennate dei costi energetici, riconversione industriale cinese, costi logistici in salita e, perché no, anche un po’ di sana speculazione hanno portato a questi risultati. A bocce ferme, oggi l’agricoltore corre il serio rischio di dover raddoppiare, rispetto al 2020, l’investimento economico per poter nutrire le proprie coltivazioni. Non avendo alternative ovviamente prende tempo e nessuno, o quasi, pare abbia intenzione di comprare alle attuali condizioni di mercato. Si aspetterà tutti la fine inverno/inizio primavera, nella speranza di tempi e costi migliori. A quel punto, se le cose non saranno cambiate, saremo comunque tutti costretti a prendere decisioni in merito.
E nel frattempo, dovremo fare i conti con la reale disponibilità nazionale di materiali in stock (presumo esigua), in quanto anche i produttori e gli importatori, nel dubbio, avranno adottato medesime politiche attendiste e saranno solo parzialmente coperti. Non vorrei sembrare pessimista, ma qualche segno negativo si scorge anche nel comparto della difesa (vedi fitofarmaci e diserbi).
A questo punto mi sento di fare un unico augurio a tutti voi (mia speranza e convinzione), cioè che il risone recuperi nel breve, come hanno fatto altri cereali e produzioni agricole, maggior valore di mercato e migliori quotazioni, garantendo in questo modo maggiori introiti e permettendo di ammortizzare i costi che andranno sostenuti da tutti gli operatori nella imminente prossima stagione.
Buon lavoro a tutti.